Le grotte di Su Mannau
Accanto alle miniere dell’Iglesiente e vicino alla Costa Verde, nella parte sud-occidentale della Sardegna, si apre una sorprendente cavità carsica, le grotte di Su Mannau.
Le grotte si caratterizzano per bellezza naturalistica, ma anche per la loro importanza archeologica. Infatti, in passato erano utilizzate come tempio ipogeo per il culto delle acque dalle popolazioni del luogo in periodo Nuragico. Con l’arrivo dei Punici questo culto venne dedicato alla dea Tanit che rappresentava la fertilità femminile e al dio Taurus che rappresentava la potenza maschile. Come segno di devozione e di ringraziamento venivano deposte nella grotta ed in particolare nel lago della dea Tanit e nella colonna rappresentante il dio Taurus delle lucernette in terra cotta.
Con l’arrivo della religione Cristiana, i sacerdoti volendo convertire gli abitanti del paese, dissero che la grotta era stata creata dalle lacrime di un orco segregato dentro la montagna perché troppo brutto per star fuori. E così venne abbandonata e da questo chiamata “Grotta di Su Mannau”.
E cosi è iniziato il nostro viaggio. Ci siamo addentrati in questa meraviglia naturale, insieme alla nostra guida, Ubaldo, un speleologo veramente appassionato, che ci ha trasmesso la suo enorme amore per questo mondo sotterraneo. L’escursione di circa un’ora si snoda per 500 metri su passerelle sospese su sale, cascatelle e laghetti d’acqua limpida e rappresenta un viaggio nello spazio procedendo in orizzontale nella lunghezza della grotta, ma anche nel tempo. Si proprio nel tempo, che ci vuole a crearla e che è un tempo che ci sfugge e noi non capiamo, ma che qui nella grotta più che altrove riusciamo a percepire e dove anche il più longevo di noi ne rappresenta di fatto 1 solo centimetro, l’unghia di un pollice. Infatti, scendendo in verticale su 3 livelli dalla parte più antica a quella più recente.
Per fare una grotta ci vogliono 3 elementi: la roccia, l’acqua e il tempo.
A Su Mannau, nei laghetti, vive un piccolo ” gamberetto” di origine marina di circa 1 cm detto ” Stenasellus nuragicus ” , quasi trasparente, che si è evoluto per vivere al buio, una specie unica al mondo, senza occhi, provvista solo di 2 paia di piccole antenne. Vive dragando con le piccole zampe i fondi melmosi dei laghetti da dove riesce a trarre il proprio nutrimento.
L’antro s’insinua per 8 Km nel cuore della terra con due rami principali: quello sinistro originato dal fiume Placido, con spettacolari condotti e saloni, quello destro, il maggiore e quasi ‘orizzontale’, originato dal fiume Rapido. La parte visitabile è nel primo ramo, suddivisa in archeologica e speleologica.
Ubaldo ci racconta l’esperienza nel ramo di destra:
“Bisogna bagnarsi e salire su una colata e poi entrare in uno stretto passaggio e quindi strisciare per almeno 30 metri. Poi si arriva nella grande galleria dei Girasoli e poi nel grande pozzo profondo 42 metri. Ed è una cosa bellissima perché è molto grande e perché quando scendi con la corda le pareti sono distanti e a 20 metri da terra rimani immobile e ti godi lo spettacolo. Il casco non riesce più a illuminare nulla perché è troppo grande e cosi lentamente il buio ti abbraccia. Poi guardi verso l’alto e noterai che la tua corda si perde nel buio, sembra attaccata al nulla. Poi guarderai verso il basso e il buio è padrone anche li.
Sei sospeso in un mondo che è fatto senza la luce. Ma non c’è paura, anzi quella corda ti ha eliminato anche la forza di gravità e così sei sospeso nel nulla- Ecco, quello è l’infinito. È una bellissima sensazione, E lentamente la grotta ti trasmetterà serenità, grandezza e percepirete che qui lo spazio e il tempo hanno una dimensione diversa. E poi scenderete giù e vi è la Sala dei Cristalli e il fiume che tranquillo, sereno e silenzioso scorre verso valle creando piccole, splendide spiagge di sabbia.”
E ancora:
“La grotta è molto bella ma è anche complicata. Stiamo ancora esplorando nella parte destra, per ora a febbraio ci siamo fermati a 6 Km di profondità. Stiamo risalendo il fiume fino alla sua origine. Il nuovo ramo che abbiamo scoperto lo abbiamo chiamato il ramo dell’Infinito perché sembrava non finire mai. Sono circa 1 Km di nuova grotta fatta di magnifiche concrezioni ma anche cunicoli molto stretti e a monte i sifoni, che sono difficili perché bisogna immergersi per passare dall’altra parte. A settembre tenteremo ancora. Sono spedizioni lunghe anche 30 ore. Cercheremo di spingerci un pochino oltre. Non è detto che ci riusciremo e alla fine forse non ce ne frega niente, perché alla fine abbiamo capito che è sempre la grotta a concederci gli spazi e noi non siamo mai bravi a trovarli. E’ la grotta che decide e quindi un parte si concede, ma non tutta, perché la grotta è più grande di noi. Oltre le corde, le maniglie, i discensori, i bloccanti quello che serve è tanta umiltà nella consapevolezza di essere di fronte a qualcosa più grande di noi”.
Ubaldo nei suoi ben 43 anni di esperienza ci spiega che ogni grotta, anche la più piccola e insignificante, ti regala qualcosa, ognuna è un evento unico e irripetibile.
L’ultimo messaggio Ubaldo lo dedica all’acqua, un bene prezioso e tanto più sentito tale quest’anno in Sardegna a causa dell’elevatissima siccità.
“Nel terzo millennio l’acqua è il grande punto interrogativo e non possiamo più permetterci di sprecarla. Questo mondo lo abbiamo sconvolto e cosi la natura fa sempre quello che deve fare e cioè estinguerà l’uomo. I trilobiti, strani animali che vivevano nei mari, vissero sulla terra 350 milioni di anni, eppure si sono estinti. I dinosauri rimasero sulla terra circa 200 milioni e si sono estinti. Ma che cos’è 1 milioni di anni dell’uomo… nulla. Ma sarà la nostra mano ad autodistruggerci. E quando noi saremo estinti 1-2 milioni di anni ricomincerà a ricostituire tutto, lo ha sempre fatto. I continenti continueranno ad andare alla deriva. Si scontreranno, creeranno catene montuose. Perché la nostra vita per quanto grande sarà sempre quel centimetro di stalagtite e niente altro”.