Antelope Canyon: duecentosessanta metri di meringa al cioccolato
Ed eccomi qui pronta a raccontarvi una nuova, incredibile tappa del nostro viaggio in USA.
Vi ricordate il video della famosa canzone I’m Not A Girl, Not Yet A Woman di Britney Spears? È ambientato proprio qui, in uno forse dei più fotografati canyon dell’Arizona: l’Antelope Canyon in Arizona. I colori brillanti arancione e viola e le pareti intagliate dal vento e dall’acqua lo rendono uno spettacolo unico, fra i più suggestivi dei parchi USA. Chiamato dai Navajo “il luogo dove l’acqua scorre attraverso le rocce”, il canyon è come una clessidra all’interno della quale, invece della sabbia, scivola la luce del sole.
Leggiamo sulla guida che, per i particolari e unici giochi di luce che il sole a mezzogiorno vi riesce a creare, il momento migliore per visitare il canyon è intorno alle 12.
Abbiamo già effettuato la prenotazione online dall’Italia. La mattina del 26 agosto ripartiamo da Bluff e percorrendo la Route 98 verso Kayent arriviamo a Page puntuali in tarda mattinata.
Non è possibile visitare da soli l’Upper Antelope Canyon. Scoperto nel 1931 da una pastorella Navajo, l’area è gestita dalla riserva e sono le stesse guide Navajo ad accompagnare nella visita. Vi presento la nostra:
A bordo del pick up ci addentriamo nel deserto (quante buche e quanti salti!!!) per arrivare all’imboccatura dello slot canyon, la “fessura” da cui è possibile entrare.
Il nome Antelope deriva dalle mandrie di antilocapre (pronghorn) dalle grandi corna curvate all’indietro che un tempo vivevano in queste zone allo stato selvatico. Anche i colori del manto di questi animali ricorda quello delle pareti del canyon quando è inondato dal sole. La stretta gola si è formata a seguito di numerose ma sporadiche inondazioni improvvise e violente causate dalla pioggia.
Appena prima di entrare la guida ci consiglia il giusto settaggio della camera del cellulare per ottenere gli scatti migliori. In effetti questo canyon è un osso duro per i fotografi che si trovano a combattere con la luce, caldissima ma da non rendere troppo gialla. La guida sottovoce mi confida che con il mio Samsung otterrò risultati migliori rispetto rispetto alle foto ottenute con altri cellulari. Guardiamo intorno a noi gli altri compagni di viaggio e ci facciamo una sonora risata.
Attraversare l’Antelope Canyon è stata un’esperienza quasi mistica. Siamo in una conchiglia, forse nel ventre di una balena. L’inclinazione delle pareti di arenaria fa sì che sia tutto arancione, rosso, a tratti tendente al viola… la sensazione è quella di camminare in mezzo al fuoco. Sfiorando le pareti lisce e curve, sembra che queste possano trasformarsi in polvere da un momento all’altro. E ad ogni passo cambia la luce, quella che si cerca levando gli occhi verso l’alto, per capire da dove filtra, come fa ad arrivare fino alle nostre caviglie.
Trascinando la sabbia negli angusti passaggi, l’acqua ha scavato la roccia, aprendosi una strada e lisciandone i bordi fino a plasmare forme straordinarie. E così si trova una formazione che assomiglia a un orso in piedi in procinto di attaccare, ma anche il profilo del presidente americano Abraham Lincoln.
In un particolare punto lungo i duecentosessanta metri di percorso un gioco di luci proietta contro una parete un cuore, all’interno del quale io e Riccardo ci siamo fatti scattare una romantica fotografia. Sono quei ricordi che porterai con te per sempre e a casa sapranno risuscitare la stessa emozione di quel giorno.
Una volta tornati a casa, qualcuno, guardando le nostre foto, lo ha definito una grande meringa… e questo paragone ci è proprio piaciuto.